L'
e.e., che per la sua versatilità è considerata la forma
più elevata di energia, non è di natura meccanica come le altre
forme di energia; essa è legata alle cariche elettriche o più
precisamente alle cariche degli elettroni (cariche elettriche negative), che
sono i costituenti degli atomi di tutti i corpi. La carica elettrica di un corpo
elettrizzato, secondo la teoria elettronica, va intesa come eccesso o difetto di
elettroni liberi: la carica elettrica positiva corrisponde a un difetto di
elettroni liberi, la carica elettrica negativa corrisponde a un eccesso di
elettroni liberi. L'energia potenziale degli elettroni liberi si trasforma in
lavoro elettrico quando gli elettroni liberi, sotto l'azione di forze
elettriche, si spostano in seno ai conduttori in un movimento d'assieme, ossia
quando si ha una circolazione di corrente elettrica nei conduttori. Il concetto
di lavoro elettrico si chiarisce meglio con un'analogia idraulica: in una
condotta idraulica l'acqua si pone in circolazione per la pressione sviluppata
da una pompa idraulica che serve a vincere tutte le resistenze passive della
condotta; in un circuito elettrico chiuso gli elettroni liberi entrano in
circolazione sotto l'azione delle forze elettriche sviluppate da un generatore,
le quali servono a vincere tutte le resistenze di natura elettrica del circuito.
Il generatore elettrico genera una
tensione, o differenza di potenziale
elettrico, che mantiene gli elettroni in circolazione nel circuito allo stesso
modo che la pompa genera una differenza di pressione che mantiene l'acqua in
circolazione nella condotta. Si può stabilire un'analogia anche fra la
potenza idraulica della condotta e la potenza elettrica del circuito: la
prima è definita dal prodotto fra la differenza di pressione (salto di
pressione della condotta) e la portata della condotta; la seconda è
definita dal prodotto fra la tensione e il generatore e la portata del flusso
elettrico, detta comunemente intensità di corrente elettrica del
circuito.